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Gender China

Il volto di un secolo e le donne: la questione femminile nell’opera di Lu Xun.

Di Federica Ceccarelli


Difficilmente si può parlare di cultura cinese moderna senza nominare Lu Xun. Nell’anniversario della sua morte vogliamo ricordare brevemente il contributo di questo straordinario intellettuale al dibattito sulla questione femminile.


Lu Xun (1881-1936), nome di penna di Zhou Shuren, fu tra i principali esponenti del Movimento del Quattro Maggio (Wu si yundong 五四运动), il vivace periodo di fioritura culturale che, tra le altre cose, segnò la nascita della letteratura cinese moderna. Secondo questa generazione di intellettuali, la società cinese era tenuta in ostaggio non solo dalle potenze straniere, ma anche dalla propria arretratezza culturale. Le norme sociali di derivazione feudale e l’eredità confuciana erano prese di mira come causa della debolezza nazionale. Ci si interrogava dunque sulla necessità di riformare il sistema di rapporti anche nel privato; era doveroso ripensare la dinamica di separazione tra i sessi, vista dai confuciani come elemento fondamentale per l’ordine sociale, e la subordinazione femminile da essa derivante.


Come molti contemporanei, Lu Xun trattò ampiamente il tema del ruolo delle donne nella Cina repubblicana. Promotore dell’innovazione letteraria e culturale, vedeva nella miseria della condizione femminile l’espressione del carattere oppressivo della morale confuciana. La sua insofferenza verso questo sistema non assunse l’aspetto di una furia iconoclasta, ma si tradusse in una ricerca di emancipazione collettiva accuratamente ragionata, vissuta con drammatica consapevolezza e lucidità. Dai suoi scritti emerge la difficoltà di far coesistere l’innovazione e la tradizione, la precarietà dell’equilibrio dell’intellettuale in un’epoca di cambiamenti storici e sociali così profondi. Anche nel trattare il tema dell’emancipazione femminile, Lu Xun si tenne alla larga da toni eroici e sensazionalistici; fu sempre cosciente della complessità di tale questione in una realtà per lo più lontana dall’idealismo degli intellettuali, ancora ampiamente analfabeta e dominata da una millenaria logica confuciana e feudale.


Pur sempre figlio del suo tempo, lui stesso dovette inizialmente adattarsi a un matrimonio combinato dai genitori: la prima moglie Zhu An era analfabeta e le erano stati fasciati i piedi da piccola; era insomma l’emblema della Cina che lui voleva cambiare. La vera compagna di vita dell’intellettuale fu Xu Guangping, sua studentessa alla Scuola Normale Femminile di Pechino e donna impegnata sul fronte politico e culturale. Tra i due vi fu sempre un rapporto di grande ammirazione e stima, testimoniato dalla raccolta epistolare Lettere da due luoghi (Liangdi shu 两地书).


Come abbiamo già spiegato, per Lu Xun e la generazione del Quattro Maggio la causa femminile era parte di una più ampia contestazione del sistema tradizionale. Ne è un esempio il racconto Shangshi 伤逝del 1925, in cui l’autore illustra la difficoltà dei rapporti tra uomo e donna anche all’interno delle coppie colte e borghesi: gli ideali di progresso non sono sufficienti a cambiare la realtà, inevitabilmente influenzata dal retaggio di un passato che uccide il presente. Tratteggia una protagonista che desidera emanciparsi dalle norme tradizionali, ma non riesce a farcela da sola; riecheggia la Nora di Casa di bambola (Ibsen), figura cara alla produzione giovanile di Lu Xun. Non meno drammatica è la controparte maschile, un giovane intellettuale che si riempie la bocca di progressismo ma scappa dalla relazione e finisce schiacciato dai sensi di colpa per la propria ipocrisia. Dal racconto emerge dunque l’impossibilità di vivere un rapporto amoroso autentico se non vi è uguaglianza fra uomo e donna, l’incompatibilità fra il retroterra tradizionale e la ricerca dell’amore libero.


Attingendo alla raccolta La falsa libertà (Quodlibet, 2006, a cura di Edoarda Masi), riportiamo qualche riga del discorso Che cosa accade dopo che Nora se ne è andata, del 1923, in cui Lu Xun riflette sulla celebre figura ibseniana e sul valore simbolico che essa può rivestire per la società cinese:


La specie umana ha una grave debolezza, il continuo tornare della fame. Per rimediarvi, e preparare le condizioni per non fare la bambola, nell’attuale società sono essenziali i diritti economici. Primo, nella famiglia va garantita un’eguale ripartizione di beni fra maschi e femmine; secondo, nella società vanno garantiti eguali diritti a maschi e femmine. Purtroppo io non so come si ottengano questi diritti: so solo che si deve lottare; e forse è necessaria una lotta ancor più violenta che per i diritti politici.

Esigere i diritti economici è senza dubbio molto semplice, eppure è forse ancora più difficile che esigere cose come gli alti diritti politici e la completa liberazione delle donne. Compiere le azioni più piccole è ancor più difficile che compiere le grandi azioni […]. Così, a dire che si vogliono i diritti politici, infine in casa non si incontra troppa opposizione; mentre se si parla di uguale ripartizione economica, per forza ci si trovano davanti dei nemici, e perciò è necessaria una lotta violenta.


Il discorso appena citato fu pronunciato alla Scuola Normale Femminile di Pechino, ed è riportato in La falsa libertà insieme ad altri scritti che trattano di politica, società e letteratura. Lu Xun non fu infatti solo uno scrittore, ma anche traduttore, critico, intellettuale polifonico e inventore di un genere specifico, lo zawen 杂文 (si trattava di brevi saggi di miscellanea, dai toni satirici e pungenti). È soprattutto nella saggistica che Lu Xun sferza colpi assai taglienti nei confronti di una cultura oppressiva e arretrata. I suoi scritti si distinguono per l’acume impareggiato con cui identificano e ironizzano sulle problematiche del tempo, tra cui naturalmente quello dell’uguaglianza, come abbiamo visto nell’esempio sopracitato. Riportiamo un estratto da La mia opinione sulla castità, articolo del 1918, anch’esso tratto dalla raccolta a cura di Masi:


[…] gli uomini poligami sono qualificati a esaltare la castità? Per i vecchi moralisti, naturalmente lo sono. Infatti per il solo fatto di esser maschi hanno qualcosa di particolare e nella società solo la loro opinione ha diritto di esistere. Fondandosi sulle citazioni dei classici circa lo yin e lo yang, il principio interno e il principio esterno, vantano la loro potenza di fronte alle donne […]. Perciò non resta che riconoscere la verità, affermare l’uguaglianza. Ma giacché sono uguali, per uomini e donne c’è un identico contratto da rispettare. Gli uomini non possono esigere in alcun modo dalle sole donne cosa alla quale essi stessi non siano tenuti. E se si tratta di matrimonio-compravendita, truffa o tributo, tanto più irragionevole è pretendere la fedeltà per tutta la vita. Come può un maschio poligamo esaltare la castità delle donne!


Certamente alcune posizioni di Lu Xun rispetto alla questione femminile possono risultare criticabili agli occhi del femminismo moderno, ma troviamo che sia giusto ricordarne i princìpi e le motivazioni. Prendete questo articolo, se volete, come un invito alla lettura delle sue opere (è peraltro in corso la ripubblicazione delle sue tre raccolte di narrativa da parte di Sellerio, a cura di Nicoletta Pesaro e Fiorenzo Lafirenza). Si potrebbe parlare per ore e ore di Lu Xun del suo apporto ai cambiamenti culturali del Novecento cinese. Non riusciremmo comunque ad esaurire il discorso, ma speriamo di avervi dato un’idea di come il suo pensiero abbia contribuito a stimolare la coscienza dei suoi connazionali e abbia conferito grande lustro a una generazione di intellettuali dall’influenza inesaurita e inesauribile.


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