di Cristina Manzone
Qiu Miaojin 邱妙津 nasce a Taiwan, nel 1969, dove vive fino al suo trasferimento a Parigi nel 1994. Il suo è un animo inquieto, riflessivo e a tratti fragile. Nei suoi scritti si manifesta la sua passione per la filosofia e il cinema sperimentale. L’autrice, morta suicida a Parigi nel 1995, si è fatta tramite di una scrittura profonda, che a tratti può risultare confusionaria, con lo scopo di indagare angoli reconditi e spesso ripudiati di giovani identità (e mine) vaganti non riconosciute, non omologate.
Riportare in auge Qiu Miaojin non significa solo porre sotto i riflettori una delle scrittrici queer più complesse e interessanti degli anni ’80 — basti pensare che fu la prima autrice cinese a dichiararsi apertamente lesbica —, ma anche valorizzare un pensiero lesbico consapevole e dettagliato, che mira a distruggere ogni costrutto di potere legato al genere. Ed è proprio col genere che l’autrice gioca e sperimenta, sovvertendolo sia nelle sue trame sia nella sua scrittura. Questo aspetto è particolarmente evidente nei suoi due romanzi dal sapore modernista, Notes of a Crocodile e Ultime lettere da Montmartre, nonché nei suoi racconti, con i quali esordisce come scrittrice.
I coccodrilli di Qiu Miaojin.
Notes of a Crocodile, primo romanzo di Qiu, ha come narratrice e protagonista Lazi, una ragazza lesbica che inizia a raccontare la propria storia partendo con la sua immatricolazione all’università. Lì rincontra Shui Ling, sua compagna di scuola di cui è sempre stata segretamente innamorata. La storia fra le due fa da apripista a nuovз personaggз e, più in generale, ad un percorso di introspezione e riflessione di Lazi. È proprio da questo romanzo che emerge una figura che sarà rappresentativa dell’autrice: il coccodrillo. Sì, Qiu Miaojin definisce se stessa, e chi come lei, un coccodrillo. I coccodrilli, così temuti ma allo stesso tempo oggetto di curiosità nella Taiwan degli anni ’80, rappresentano dei soggetti liberi dalle restrizioni di genere, che non rientrano nella “norma”, delle anime consapevoli del proprio essere catalogate come diverse. Sono la comunità LGBT+ taiwanese, un tassello del puzzle sociale non ancora apertamente accettato.
“[…] since their genders remain unknown, crocodiles all take the same form of address for the purpose of efficient communication.”
Ma non solo, queste creature sono anche la voce vuoi dal coro, una coscienza critica spesso scomoda per quanto riguarda le questioni sociali: Lazi esprime il suo rifiuto e il suo disprezzo nei confronti delle consuetudini sociali di una Taiwan che deve fare i conti con un passato ancora socialmente e culturalmente imponente e la necessità di imporsi, nello scenario internazionale, come uno stato autonomo dalla potenza cinese continentale.
Ultime lettere da Montmartre: decostruire i “generi”. [1]
“For dead little Bunny
and
Myself, soon dead” [2]
Questa è la dedica all’inizio di Ultime lettere da Montmartre, il romanzo sperimentale di Qiu Miaojin. In questo scritto l’autrice effettua un passo ulteriore nella direzione già intrapresa con la sua opera precedente. Una serie di lettere, indirizzate a persone diverse, ci guidano in un viaggio introspettivo di unə narratorə sofferente che, a causa di una pena d’amore, effettua un processo di decostruzione che tocca diversi aspetti: la sua persona in primis e, attraverso questa, il genere narrativo e identitario. In generale, possiamo affermare che questo suo ultimo romanzo, pubblicato dopo la sua morte, riprenda in toto le tematiche di Notes of a Crocodile per approfondirle da un punto di vista più intimo, tanto da risultare a tratti quasi fastidioso poiché pedante.
Sebbene l’attenzione di chi legge sia veicolata verso diversi temi (come ad esempio la salute mentale e l’amore romantico), il binarismo di genere è una delle tematiche discusse in modo più incisivo ed esplicito.
“Since returning from Tokyo, I can feel the nature of my sexuality changing, gradually changing, a tectonic change so mysterious and private that I initially wasn’t sure what was happening or what triggered it. I could feel myself “becoming a woman” (according to some basic biological definition of “woman,” anyway) or perhaps just becoming a Woman. My period became extremely regular. One morning I was dreaming about you and I suddenly woke up. I thought I had gotten my period, and in fact I had, precisely at the same time. It felt like a mysterious connection. I also dreamed I had long “feminine” hair, and in the dream I was aware that I was enjoying my appearance and that my face was becoming more beautiful (a “feminine” sort of beauty).”
Nel passaggio appena riportato, lə narratorə associa consapevolmente delle precise caratteristiche alla figura della donna, tanto da riconoscersi tale proprio in seguito all’acquisizione di alcune di queste (l’arrivo regolare delle mestruazioni e il possedere i capelli lunghi). È molto interessante anche l’enfasi che viene riportata al “Woman” con l’iniziale maiuscola (sebbene si faccia ora riferimento a una traduzione, si può presumere che anche nel testo di partenza ci sia questa enfasi e sarebbe interessante capire come viene manifestata), che sembra rimandare al concetto di donna nella sua definizione più essenzialista, ovvero che rispecchia delle caratteristiche sociali ben predefinite.
Questo passaggio è rappresentativo di un altro aspetto particolarmente importante: le parole utilizzate, lo stile di scrittura e la struttura stessa dell’opera mirano a comunicare un costante stato di transizione. Come sottolinea Heinrich nel suo articolo “Begin Anywhere: Transgender and Transgenre Desire in Qiu Miaojin’s Last Words from Montmartre”, la natura sperimentale del testo (lo stile letterario di Ultime lettere da Montmartre non è di certo definito: “Last Words from Montmartre is a volatile hybrid of epistolary, journalistic, and confessional genres, interspersed with quotes or lyrics in French and English.” P.165) rappresenta al meglio la rottura dei concetti di genere, in due diverse accezioni:
“The text forges an implicit connection between experiments in (and explosions of) gender heterogeneity and genre heterogeneity; the breakdown of gender and genre happens with the episodic eruption of desire within the text, so that language, form, and familiar binary gender codes are destabilized all at once.” [3]
La decostruzione dell’essenzialismo dei generi avviene anche tramite l’utilizzo strumentale dei termini “maschilità” e “femminilità”. Lə protagonistə, quando si definisce e si riconosce come donna, descrive i propri istinti e i propri modi di fare con questi due aggettivi, basandosi su ciò che il genere, inteso come costrutto sociale di potere, tende a rappresentare nell’immaginario collettivo:
“As I’ve grown a little older I’ve only become more passionate about women. Yong was right when she said I possessed a strong “maleness.” My passion for women is so innate that it doesn’t matter if the one who falls in love with me is a lesbian or not. As long as she has no prejudices about genitals, love and sex come naturally. What matters in sexual relationships is the passionate coupling of “active,” or “yang,” with the “passive,” or “yin.” The women I long for most are always the gentlest, the most “passive” ones. I don’t think there’s a great difference between my desire for, and union with, a woman, and a “male’s” desire for a “female.”
Un gioco di pronomi.
Con l’avanzare della lettura, i vari capitoli (rappresentati dalle diverse lettere che compongono il romanzo e che, secondo le indicazioni della stessa Qiu Miaojin, possono essere lette in ordine sparso) traggono spesso in inganno lə lettorə, che non sempre trova riferimenti al genere dellə autorə delle lettere. Quando questi sono presenti, spesso sono contraddittori. La lingua cinese è sicuramente di grande aiuto in questo caso, poiché i sostantivi non esprimono il genere e gli unici pronomi che a livello grafico comunicano la differenza tra maschile e femminile sono la terza persona singolare e plurale. Qiu Miaojin, all’infuori di alcuni passaggi specifici, ha raggirato questa problematica evitando di riferirsi allз protagonistз e ad altrз personaggз attraverso il pronome di terza personale singolare e prediligendo l’uso del pronome di prima persona singolare o i nomi propri delle persone a cui si riferisce.
Quando leggo Qiu Miaojin la prima parola che mi viene in mente è “fluidità”. Penso ad un personaggio fuori dai canoni, che nonostante le sue fragilità ha apportato un contributo importante alla letteratura taiwanese. Penso anche ad una mente estremamente riflessiva, così tanto da portarsi allo stremo. I suoi scritti rappresentano un tassello essenziale della letteratura lesbica mondiale, alla quale hanno apportato un contributo tanto sofferto quanto innovativo.
NOTE
[1] Questo romanzo è stato tradotto in italiano: Qiu Miaojin, Pozzi, Silvia (trad.), Ultime lettere da Montmartre, Calabuig, 2016.
[2] Tutte le citazioni dalle opere sono sprovviste di numero di pagina poiché fanno riferimento al formato eBook.
[3] Heinrich, Ari Larissa, Chiang, Howard (ed.), “Begin Anywhere: Transgender and Transgenre Desire in Qiu Miaojin’s Last Words from Montmartre (蒙馬牠遺書)”, Transgender China, Palgrave Macmillan, 2012, pp. 161-181.
FONTI
Chakraborty, Ankita, A Crocodile in Paris: The Queer Classics of Qiu Miaojin, Longreads, https://longreads.com/2018/06/07/a-crocodile-in-paris-the-queer-classics-of-qiu-miaojin/?fbclid=IwAR0tOta2Wz5ZlJ76LZ5KQciUlR1jW3xBZSk0n3_Jabp9EmaIoX0nqCCL75k .
Heinrich, Ari Larissa, Chiang, Howard (ed.), “Begin Anywhere: Transgender and Transgenre Desire in Qiu Miaojin’s Last Words from Montmartre (蒙馬牠遺書)”, Transgender China, Palgrave Macmillan, 2012, pp. 161-181.
Qiu Miaojin, Heinrich, Ari Larissa (trad.), Last Words from Montmartre, New York Review of Books, 2014, eBook.
Qiu Miaojin, Huie, Bonnie (trad.), Notes of a Crocodile, New York Review of Books, 2017, eBook.
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